TRATTORIA
Salvetti
Storia.
Sono passati cento anni e a Paroldo sull’Alta Langa è ancora al suo posto la Trattoria Salvetti. Negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale Sebastiano Salvetti, il nonno di Clelia, è ad Albenga. La sua professione è cameriere presso i grandi ristoranti. Dall’inizio del secolo è stato a lavorare anche a Torino e a Genova. Qui oltre che al Grand Hotel des Genes ha trovato un ingaggio sulle grandi navi della linea Genova-New York. Il lavoro è buono ma è sempre lontano da casa e la moglie Margherita gli chiede che torni prima che scoppi la Guerra.
C’è l’occasione di gestire la Trattoria dei Fiori di Erminia Peirone. Questa donna, vedova con tre figli, accetta di buon grado che la famiglia Salvetti subentri.
Nel 1920 Sebastiano diventa titolare dell’attività e dopo la nascita del figlio Silvio nel 1922 riprende la professione di cameriere. La Trattoria si trasferisce in affitto in una casa vicina ed è condotta dalla moglie, coadiuvata da Erminia e in seguito dalla figlia maggiore Rosa.
Quando Sebastiano muore nel 1940, il figlio Silvio, diciottenne deve partire per la guerra. Sono anni durissimi non solo per i pericoli e gli stenti del conflitto ma anche per i gravi problemi di salute di Margherita. Quando Silvio torna dal fronte la famiglia Salvetti deve ripartire da zero e negli Anni Cinquanta Silvio con la sorella Rosa sposta la trattoria sulla piazza del paese.
Nel 1953 si sposa con Elvira Minetti e negli anni seguenti con la nascita dei tre figli, Romano, Clelia e Franco, inizia un periodo di intenso lavoro che consente alla trattoria di progredire e negli Anni Sessanta, come succede in tutta Italia, di affermarsi e diventare un punto di riferimento per molti clienti liguri. Sono anni felici di grande lavoro, la trattoria Salvetti diventa pensione per numerosi villeggianti. Oggi si definirebbe agriturismo, ma negli Anni Settanta questo tipo di attività non era previsto. La cacciagione, le carni e i salumi, il pane cotto al forno, il vino prodotto in proprio erano le caratteristiche che aveva l’attività creata da Silvio.
Muore prematuramente nel 1979 e quello è nuovamente un momento decisivo in quanto dopo pochi anni viene a mancare anche la sorella Rosa. La famiglia Salvetti ha tenuto duro nei momenti difficili e negli Anni Ottanta la figlia Clelia, con il sostegno della mamma Elvira, decide di proseguire.
Quando si sposa nel 1986 con il marito Gian Marco imprime una svolta al tipo di trattoria di campagna. Non rinuncia al territorio e alla sua tradizione culinaria ma avvia una revisione dei piatti, una nuova sistemazione del locale ed un’attenta selezione dei vini. Resta una piccola trattoria ma estremamente curata. I suoi trentacinque coperti distribuiti nelle due sale sono caratterizzati da un menù innovativo ma nel contempo con un precisa identità piemontese con qualche influsso ligure. Le sue caratteristiche sono le proposte stagionali molto varie, l’assenza di surgelazione (tutto è preparato al momento e in base alle prenotazioni). La scelta di avere un solo cameriere, Antonio e di un aiuto in cucina, consente comunque di curare molto il servizio e la preparazione dei piatti.
Clelia è ben determinata a proseguire in questo solco ma non solo. Ha ridato vita all’antica tradizione delle chisinere, le cuoche delle Langhe che cucinavano anche presso le case dei privati, portando la propria esperienza presso le cucine di clienti amici.
Conoscere il passato e restare fedeli alle proprie radici e al territorio fa ben sperare nel futuro della sua attività.
Salvetti Romano (autore)